“Le stelle doppie” su il Corriere della Sera
Il romanzo della Costa degli Etruschi
Presente e passato si confondono anche nella scenografia. Pochi stabilimenti balneari, poche file ordinate di ombrelloni che diventano oasi tra spiagge libere e pinete. Baracche di legno e rimesse per le barche, tavole calde sulla spiaggia e terrazze sul mare accolgono tante famiglie piccolo borghesi che si riversano su arenili che, quand’anche attrezzati, lasciano spazio a quella semplicità che non conosce tempo. Ristoratori, pescatori, venditori ambulanti di un po’ di tutto, anche bomboloni fritti di notte e venduti sulla spiaggia a 30 lire. E poi i giochi e le attività estive dei bambini; la pineta e il cinema all’aperto; i baci rubati e i gelati. Sembra di stare dentro a un quadro dei macchiaioli. Collinette, pini, dune e arenili ai quali il sole che tramonta sul mare regala inconfondibili chiaroscuri. E non è una pittura di Giovanni Fattori o di Silvestro Lega, bensì la Costa degli Etruschi che da sotto Livorno corre verso sud fino ad arrivare all’Argentario. Una terra nella quale la presenza antropica ha lasciato un disegno piacevole, come la Maremma retrostante che ha conosciuto uomini dai modi gentili. Scenografia perfetta per Le stelle doppie, il libro di Anna Bertini uscito per Arkadia Editore a dicembre scorso. Un romanzo corale che si svolge su due linee temporali e che vede protagonisti alcuni ragazzi degli anni Settanta che si sono conosciuti al mare e che trent’anni più tardi decidono di farvi ritorno. Ad aspettarli quasi un bilancio delle loro vite. Al mare di fatto si è nudi, uguali, né poveri, né ricchi. L’unico protagonista che non parla è invece il mare che ascolta le storie di tutti: lutti inspiegabili, sorprese inaspettate, desideri esauditi, sessualità confuse, amori inconfessati e traumi inesprimibili. Molti i buchi esistenziali che con l’età adulta qualcuno dei protagonisti cerca di colmare tracciando un percorso di speranza verso il futuro. Il tempo è passato, ma quella terra resta ancora oggi fedele a se stessa. Persino la grande industria che si era gettata sul mare ha dovuto frenare la sua espansione. La Motofides a Marina di Pisa, la raffineria a Livorno, l’acciaieria a Piombino, la Solvay a Rosignano, la chimica a Scarlino non sono riuscite a snaturare quella terra semplice e spontanea nei modi, via via protetta anche da riserve e parchi naturali che l’abbracciano da nord a sud con il parco di San Rossore e Massaciuccoli, L’Uccellina e la Val di Cornia. Così con i suoi colori e i suoi contrasti la Costa degli Etruschi offre sempre nuove suggestioni, proprio come per i pittori ottocenteschi che amarono rappresentarla. Macchie di colore nelle quali il bianco e il nero si fanno luce e ombra, ma anche memoria e futuro, timore e speranza.
Marco Gasperetti
Il link alla recensione su il Corriere della Sera: https://bit.ly/3k5uPBS