“Il maragià di Firenze” su Firenze – la Repubblica
Firenze, il Conventino festeggia 100 anni. Online
Luogo di preghiera, di cultura, di Resistenza, frequentato da Pertini e da Montale, il complesso dell'Oltrarno oggi continua a ospitare atelier di artigiani e di artisti, ma anche un caffè letterario, con l'obiettivo di farne conoscere l'esistenza e la storia ai fiorentini. Gli eventi celebrativi saranno in streaming sui social
Da monastero di clausura a spazio di arte, artigianato e cultura. Da luogo di preghiera a officina di lavoro e di pensiero. Il Conventino, (anzi, per i fiorentini “il Vecchio conventino fuori le mura”) il 22 novembre ha compiuto 100 anni che celebrerà con alcune iniziative organizzate dal caffè letterario ospitato dal complesso storico di via Giano della Bella, di proprietà del Comune e la cui
vocazione all’artigianato, all’arte, al restauro, alla manualità è tenuta in vita dai laboratori e gli atelier curati da Officina Creativa by Artex. Chiuso a causa delle norme contro la pandemia, i festeggiamenti iniziano sui social il 25 novembre (alle 14,30) con la presentazione del volume Il vecchio conventino fuori le mura, edito da Florence Art, a cura della storica dell’arte Silvia Tozzi e Francesco Maria Mugnai; il 27 toccherà all’ex libris creato per l’occasione dall’artista Ornella Baratti Bon, che ha il suo studio all’interno del complesso. Gli appuntamenti “virtuali” proseguiranno poi per tutto il mese di dicembre: tra gli altri ospiti, il 1° dicembre Tomaso Montanari con il suo libro Perdersi in Toscana (Maschietto), il 22 Paolo Ciampi con Il maragià di Firenze (Arkadia) e il 29 Leonardo Gori con il noir Il ragazzo inglese (Tea). Oltre a incontri e workshop con gli artigiani i cui atelier sono all’interno del Conventino. Un luogo di fede. Ma anche di guarigione e di libertà. La storia del Conventino è simbolo dei grandi travagli della città e dell’Italia. Nasce come Monastero di Santa Teresa, fondato dall’ordine delle Carmelitane Scalze, alla fine dell’Ottocento, costruito su un deposito di detriti del ghetto, che è stato demolito per fare bella Firenze capitale. I lavori, realizzati in stile neogotico secondo le mode architettoniche dell’epoca, durano dal 1893 al 1896, ma le monache occupano per poco la grande area fuori dai bastioni di Bellosguardo: nel 1917, a causa della disfatta di Caporetto, alle religiose viene intimato lo sfratto per trasformare l’edificio in ospedale militare. Nero su bianco, c’è l’assicurazione che, che una volta finita la guerra, il Conventino tornerà a essere monastero. Ma così non sarà: dismesso il convalescenziario, inizia lo stato di abbandono. Non solo le monache non vi rimettono piede, ma decidono di venderlo. Ed è così che Il Conventino vede cambiare la sua vocazione. C’è una data precisa che dà il via alla trasformazione. 22 novembre 1920, giorno in cui l’immobile viene acquistato dalla Società Aristica Fiorentina Gusmano Vignali, fonderia che produce oggetti in bronzo. Arte e artigianato si sciolgono insieme e si mescolano nella fonderia che, senza saperlo, scrive il destino del Conventino, però in vendita già l’anno successivo: il nuovo proprietario, Paolo Uzielli, decide di
trasformare le celle in studi pittura, di scultura, in laboratori. Da fucina dove il fuoco scioglie i metalli, a fucina d’arte, di letteratura, di filosofia: nell’ex monastero lavora l’intellighenzia fiorentina che ha i suoi momenti d’incontro sociale e di dibattito culturale alle Giubbe Rosse. Artisti come Pietro Annigoni e Vasco Melani creano qui le loro opere; Venturino Venturi dipinge in uno studio
di fortuna, ricavato allestendo una tettoia provvisoria in un cortile. Un cenacolo culturale, né più né meno, dove spesso è presente anche Eugenio Montale, negli anni in cui gli viene affidata la direzione del Vieusseux. Nelle celle nasce anche la rivista futurista “Larno, giornale d’arte e battaglie”: Melani la dirige, Gino Varlecchi è il redattore, il regima la osteggia e la chiude subito dopo il primo numero. Quanto basta per fare del Conventino un luogo d’opposizione al fascismo: da qui passa anche Sandro Pertini, ospite del fratello pittore che vi soggiornava. Nel 1936, vi apre una sezione del Partito Socialista, qui si stampa clandestinamente L’Unità. E nell'ex monastero si tengono le riunioni segrete degli antifasciti e dei partigiani, tra cui Aligi Barducci alias “Potente”. Il Conventino diventa insomma simbolo e cuore della ruvida e fiera Resistenza dell’Oltrarno, e dunque oggetto di incursioni, di rastrellamenti. Veduta aerea del complesso comprendente il vecchio e nuovo Conventino (Archivio Florence Art Edizioni, Firenze) Dagli anni Sessanta, la storia del Conventino è fatta di cambi di proprietà. Minacce di sfratto di demolizione per la realizzazione di appartamenti, di una lotta strenua degli artigiani e della gente del quartiere per mantenere in vita la struttura, di promesse non mantenute, di carte bollate comunali e regionali, di degrado, della costruzione di un nuovo annesso non amato dagli artigiani, abbandonato (e più volte oggetto di occupazione) dopo il recupero del complesso originario grazie a fondi europei. L’area moderna, quella sì, senza che nessuno si sia opposto, è destinata a essere demolita per la realizzazione di un’area residenziale (35 appartamenti) realizzata secondo le regole dell’architettura sostenibile, e nel rispetto dell’ambiente circostante. Forse è proprio per questa storia di rincorse improvvise e di altrettanto brusche frenate che il Conventino non è conosciuto da moltissimi fiorentini: “L’artigianato è un elemento identitario non solo del quartiere ma dell’intera città – spiega Olivia Turchi, che ha inventato e cura il progetto Caffè Letterario – ma è anche un elemento che ci lega alle nostre radici. Il momento storico che stiamo vivendo ci insegna quanto sia importante riconoscere, capire e salvaguardare ciò da cui proveniamo: l’obiettivo, dunque, è far conoscere un
luogo così appartato ma centrale nella storia di Firenze a chi ancora ne ignora la portata culturale. Con la chiusura dovuta al Covid, lo facciamo online”.
Fulvio Paloscia