“La collagista” su La Sicilia
Un tuffo nell’abisso del desiderio
Il romanzo. Con “La Collagista”, la raffinata penna di Francesca Mazzucato scava nel caos della vita sublimando i sensi del lettore tra scrittura erotica e arti visive
La collana Sidekar di Arkadia Editore accoglie oggi, fresco di stampa, un nuovo gioiello. La firma tanto attesa è quella di Francesca Mazzucato, apprezzata scrittrice, traduttrice e artista internazionale, che torna in libreria con “La Collagista”. La penna dell’autrice scava nel caos della vita sublimando i sensi del lettore tra scrittura erotica e arti visive. Dalle mostre di Rotterdam, Parigi e Zurigo la girovaga italiana dei collage, tra finzione e autobiografia, racconta l’inquietudine e l’intimità della sua protagonista anonima. O forse di tutti. L’arte e la scrittura. Quanto è forte l’urgenza di comunicare? «Nessuna urgenza, ma un flusso che sgorga autonomo, da accondiscendere. La scrittura è arrivata da bambina, ho sempre scritto. Appunti, diari, storie e come diceva Simone De Beauvoir, “Una giornata in cui non scrivo ha per me sapore di cenere”. Leggere e studiare mi hanno fornito gli strumenti. Ad un certo momento della mia vita poi ho vissuto un blocco. Nel 2017/2018 ho iniziato a tenere un art journal, un quaderno dove ho cominciato ad incollare. Pezzettini, immagini. Non pensavo di farne niente di speciale, traevo piacere dall’attività stessa, una sensazione di assoluta libertà. Ho seguito corsi, in particolare con Kasia Avery, Trecy Verdugo, e altre artiste. Dai journal ai collage è accaduto tutto senza che la mia volontà avesse alcun ruolo. Ho trovato vecchi libri, antiche stampe, ho tolto manifesti dai muri delle città che abito (Bologna, Marsiglia, Parigi, Zurigo) ho iniziato a tagliare e incollare con fre quenza giornaliera. Ho fatto la notte su alcune opere. Li ho sempre chiamati i miei “Little Pieces”, i miei “pezzettini”, ed è stato anche il titolo della mostra personale che è avvenuta quest’anno, a Bologna». Il collage: un modo per ricomporre i pezzi di una vita o scandagliare una vita intera in mille pezzi? «Non so dove inizia o finisce il collage, o che cosa rappresenta. Esiste da sempre. L’elemento essenziale è il “nascondimento”. Quando ho cominciato a creare i collage, ho creato un account su Instagram, ho trovato un nome d’arte, che uso tuttora Frances Lou, in omaggio a Lou Andreas Salomè e mi sono liberata di un fardello, ho trovato il posto adatto per il mio io variabile, la mia natura carnale, creativa e nomade». Autobiografia e narrazione. Dove inizia una e finisce l’altra? «“La Collagista” è un romanzo che è riuscito a nascere mantenendo insieme tutto. La copertina è tratta da un mio collage, e poi c’è la storia. Un abisso di desiderio, parti di me mixate a una narrazione dove ho cercato di riportare personaggi realmente incontranti, parte integrante della mia vita, e altri che hanno popolato i miei sogni, la mia vita interiore. Pur essendo un romanzo breve è anch’esso un collage, ma pare riesca ad appassionare davvero i lettori e a trascinarli via. E di questo sono molto felice, anche un po’ imbarazzata, perché ci sono più aspetti segreti di me di quelli che avrei voluto. Anche il romanzo è sgorgato da solo, in qualche modo, fra notti insonni e grandi preoccupazioni, fra blocchi e fughe, fra batticuori imprevisti e una nuova idea di quello che ha senso davvero. Un tubo di colore acrilico per costruire lo sfondo di un collage, un pennello, un quaderno antico giapponese spedito dalla mia amica Hana e i miei affetti al sicuro». Cosa si nasconde sotto “La Collagista”? «Il segreto e questo lo lascio ai lettori».
Giusy Sciacca