“La chimera di Vasari” su Altervista
SEGNALAZIONE: “La chimera di Vasari” di Mauro Caneschi
Sinossi
Due fratelli, un tranquillo weekend sul lago di Garda in compagnia di Sonia, la fidanzata di uno di loro. La vacanza viene bruscamente interrotta dalla notizia della sparizione del padre della ragazza. Il professore stava sovraintendendo alla catalogazione digitale di antichi documenti rinascimentali. I tre partono per Arezzo, città dove al tempo della Signoria dei Medici è stato rinvenuto il più incredibile dei manufatti etruschi: la Chimera. Marco e Dario non sanno che la doppia ricerca, del padre di Sonia e dei manoscritti che lui stava studiando, li porterà ad una scoperta archeologica ancora più sbalorditiva: un bronzo celato per ben due volte agli occhi di tutti, la cui esistenza appare verosimile dalla lettura dei documenti vasariani. Le tracce lasciate dal genio rinascimentale li portano a indagare sia ad Arezzo che a Firenze, tra documenti e dipinti, archivi e antiche pievi. Ma non sono soli. Dopo aver cercato di ottenere notizie dal professore, il suo assistente e un antiquario romano, che ha fiutato la traccia del rinvenimento del secolo, seguono nell’ombra l’evolversi degli eventi. Aiutati da un’Intelligenza Artificiale con la quale sono venuti casualmente in contatto, i due fratelli riescono a interpretare gli indizi lasciati dal Vasari ma lei sola saprà districare la matassa che affonda le sue origini in un tempo lontano. Alle pendici di Aritim, in quel territorio che dopo millenni diventerà Toscana.
Biografia e bibliografia autore
Lo scrittore Mauro Caneschi è nato ad Arezzo dove tuttora vive e lavora. Diplomato al Liceo Classico F. Petrarca di Arezzo, laureato in Chimica Pura presso l’Università degli Sudi di Firenze, Diplomato in Gemmologia al G.I.A. (Gemological Institute of America), ha lavorato come consulente nel campo dei Metalli Preziosi e come docente di Chimica presso l’Istituto Tecnico Industriale G. Galilei di Arezzo. Ha tenuto un corso quadriennale presso l’Università La Bicocca di Milano ed ha pubblicato articoli per La Nazione, Il Sole 24h, l’Orafo Italiano ed altre riviste del settore. “Noi “Nati Nei ’50” è stato il suo primo libro e ha ottenuto la Segnalazione particolare della Giuria al XXXIX Premio Letterario “Casentino” 2014. Il suo secondo libro “Un’App di nome Lucia” è stato presentato al Salone Internazionale del libro di Torino 2017 e ha ottenuto la Menzione Speciale della Giuria al XIX premio “Tagete”. Ambedue editi da Sillabe di Sale Editore (To). Il suo terzo libro “La Chimera di Vasari” è stato pubblicato nel 2020 dalla Casa Editrice Arkadia. Attualmente è nel Consiglio Direttivo dell’Associazione Scrittori Aretini.
Un estratto del romanzo
Prologo
Aritim, 398 a.C.
Il liquido infuocato scorreva entro l’argilla come il sangue nelle vene di un giovinetto. Veloce, senza intoppi, meravigliosamente fluido. Larth, alto sullo sgabello di legno, sovrintendeva la squadra di artigiani che lo aveva aiutato nelle opere preparatorie. Gli sguardi degli uomini coperti di sudore e di fumo passavano alternativamente da lui alla colata incandescente. Pronti a ogni suo minimo cenno, rapidi ad aggiungere rame o stagno a seconda della bisogna. Il disegno, la realizzazione del modello in cera d’api, la minuziosa formatura delle linee, la maestosità del gruppo statuario. Tutto era frutto dell’impegno comune, diretto dalla sua guida e corroborato dai suggerimenti degli altri. Ma la formula del bronzo era soltanto sua. Suo era il segreto dell’esatta proporzione tra il rame, ottenuto dalle miniere dell’isola a poca distanza dalla costa, e lo stagno, che solo Tinia sapeva quanto fosse costato. Quei maledetti Fenici, con i quali si era trovato più volte a trattare, gli avevano estorto un prezzo esagerato, ma il risultato dell’opera lo avrebbe ripagato di tutta la fatica e di tutto l’oro speso. Nessuno in Etruria avrebbe avuto statue più belle. Il tempio a esse dedicato sarebbe stato meta di pellegrinaggi e di sacrifici da parte di genti in arrivo da ogni dove. Il suo nome sarebbe stato ricordato dagli dei e dagli uomini. La prima statua, ancora più grande di quella che stava prendendo forma davanti a Larth, tra vampe di fuoco e scricchiolii di terra refrattaria che gemeva violentata da tanto impeto, era già pronta. Quattro apprendisti armati di scalpelli di ferro stavano limando le imperfezioni, lisciando le giunture di fusione, ripulendo l’argilla cotta rimasta all’interno dei sotto squadra. Era magnifica! Ma per la seconda, aveva dovuto ricorrere alla sua fantasia. Per il mostro che stava nascendo, non aveva avuto modelli naturali da copiare. Solo parti diverse, assemblate dal suo genio. La bocca fiera, il capro ferito, il serpente che tentava di mordere il suo assalitore, tutte assieme inserite in un corpo mai visto per possanza e torsione nello spazio. I maestri greci, dai quali aveva imparato l’arte della fusione, non avrebbero saputo fare di meglio. Il suo grido echeggiò nell’officina satura di vapori: «Ancora fuoco, per gli dei, che scorra, che scorra bene!»
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