“La presunta storia vera di Giulia e Giulio” su La Nuova Sardegna
Due gemelli raccontano la storia d’Italia
Domani al festival “Dall’altra parte del mare” Giovanni Follesa presenta il suo nuovo romanzo
Quello di domani alle 21 alla libreria Cyrano è uno degli appuntamenti più interessanti di “Dall’ altra parte del mare”, il festival che da quasi tre settimane sta animando le strade e le piazze di Alghero: protagonisti ne saranno Giovanni Follesa e il suo nuovo romanzo, da poco pubblicato da Arkadia, “La presunta storia vera di Giulia e Giulio”. Dialogheranno con l’autore Francesco Pinna e Stafano Resmini. La prima scena introduce i personaggi del titolo: «Due giovani avanzano fieri e a testa alta tra le vie umide abbracciate dall’alba romana; presenti solo ad un altrove che è vivo nelle loro menti. Da dietro, appena si distinguono: cappotto nero, pantalone nero, stivale nero. Unica lieve differenza: un accenno di gobba, che ne incurva uno. Sono maschio e femmina. E sono gemelli. Identico il fiore che stringono in mano: un tulipano Julie Sobel, lunare e innocente. Come loro». La data − «27 dicembre 2032» − proietta il lettore nel futuro (un futuro che ha, però, molto in comune, se non tutto, con i nostri giorni): è da lì che Giulia e Giulio hanno appena finito di ripercorrere la recente storia nazionale attraverso un punto d’osservazione a dir poco privilegiato, quello offerto da Ernesto Luigi Saccherio, loro padre. Con lui, che è l’uomo che più o meno nascostamente ha condotto i destini del Paese nei decenni precedenti, hanno dialogato nelle ultime settimane più di quanto non abbiano fatto, forse, in tutta un’esistenza: impegnati nella stesura di una tesi di laurea condivisa, i fratelli hanno intervistato a lungo il genitore dopo averne scandagliato per un mese il “bunker”, l’archivio segreto di documenti, dati e articoli tenuto nascosto in un enorme spazio sotterraneo. Il risultato cui sono giunti è una controstoria d’Italia da Mani Pulite in avanti, in cui sono coinvolti anche clero e massoneria e in cui, proprio come nella realtà, individuare con certezza i responsabili di stragi e malaffari è impresa purtroppo quasi impossibile. Ma un altro aspetto viene fuori ben presto nel corso dei colloqui − che tappa dopo tappa si rivelano dei serrati interrogatori, con il padre nella parte del processato e i figli in quella degli inquisitori −, e riguarda la vita famigliare, che si intreccia e fonde così con quella collettiva: che ruolo ha avuto il «Grande Saccherio», come sovente (e poco affettuosamente) lo chiamano Giulio e Giulia, nella malattia fatale della moglie? E come i due impiegheranno l’educazione da lui ricevuta, una volta in possesso di informazioni che potrebbero portare lo Stivale e molti dei suoi più illustri esponenti alla rovina? E, ancora, chi è veramente Michele, uomo di chiesa e cognato di Ernesto, sul cui capo pende l’accusa, atroce, di aver abusato di Giulia quand’era solo una bambina, e per giunta davanti a Giulio? Giovanni Follesa si ripresenta in libreria con un romanzo di notevole qualità, capace di raccontare, attraverso la finzione narrativa, le principali peculiarità negative del carattere profondo del Paese a partire dal − secondo la celebre definizione di Banfield − “familismo amorale”, e capace di farlo con uno stile pienamente posseduto, che sa restituire abilmente l’ambiguità di caratteri e circostanze. Lo snodo centrale della ricostruzione dei giovani Saccherio va rinvenuta in Mani Pulite: «In tanti me ne hanno chiesto il motivo», dice lo scrittore, classe 1969, «e ci ho riflettuto su. Credo sia perché la mia generazione, persi il ’68 e il ’77 per ragioni anagrafiche, e cresciuta negli anni ’80 dell’edonismo reaganiano e della divisione tra paninari e metallari, la rivoluzione di Mani Pulite alla fine ha rappresentato l’impegno civile». Altra domanda inevitabile è sulla scelta di una coppia di gemelli da porre al centro del racconto: «I gemelli possono rappresentare la personificazione del percorso esoterico racchiuso nel libro. Il maschile e il femminile, lo yang e lo yin, o più banalmente il pavimento a scacchiera bianco e nero di ogni loggia massonica. I gemelli stanno a ricordarci che ogni cosa racchiude in sé l’opposto». Una metafora perfetta, per una storia come quella italiana: tocca ribadire, nuovamente, purtroppo.
Giovanni Pascal