Vicolo Chiuso
La bambina esce dalla casa dell’amica di giochi con un diavolo per capello. Sì, è proprio arrabbiata. Ha il nodo alla gola, e il suo sbattere la porta provoca un colpo forte. Praticamente uno sparo.
Possibile che la sua amica non voglia mai stare ad ascoltarla? Lei parlava, raccontava, e l’altra niente, si perdeva in giochi stupidi, in approssimativi passi di danza davanti a uno specchio. Neanche troppo bello. Gli specchi di casa sua invece erano più grandi e avevano cornici spesse e dorate.
Tutto era più bello in casa sua.
Possibile?
La bambina stava raccontando la storia della principessa Rubina che lotta con la spada fiammeggiante contro il drago Filtz che vuole divorarla. La tensione era al culmine, la voce quasi le si rompeva dall’emozione quando la principessa stava per dare la stoccata definitiva, tagliare il collo del drago… ma l’amichetta niente, a ridere come una scema, e a rimettersi in posa di danza cercando di fare una piroetta sulle punte dei piedi.
«Ma ascolta!»
«Non rompere…»
La bambina no, non ha sopportato quella risposta. Offesa, irritata, mentre tutta la magia della sua storia si dissolveva, diventò aggressiva. «Cretina!», le diceva. «Non imparerai mai a ballare.»
E così dicendo la spintonò e la fece cadere. L’amichetta era lunga distesa sul pavimento.
Poi la bambina corre via. Il cuore le batte forte. Si calma appena fuori dalla porta, deve camminare per un pezzo di strada, attraversare un piccolo parco per arrivare a casa.
È la prima volta che copre quel percorso da sola. Non ha aspettato sua madre, che è in centro per le spese, l’ha anticipata di ben due ore. L’avrebbero sgridata, lo sapeva, non è prudente che una bambina della sua età attraversi da sola la strada, in un punto molto trafficato, e poi si inoltri in quel parco.
Ma lei ha la sua rabbia per bussola.
A passo veloce è presto davanti a casa. Una villa tutta bianca a due piani, circondata da un giardino di abeti e siepi di rose e cespugli di ortensie, mica un palazzone grigio come quello dove abita la sua amica. Si pente subito del disprezzo con cui pensa a questa cosa.
La porta principale non è chiusa a chiave, strano. Le basta girare la maniglia. Entra. La sala d’ingresso le sembra più grande del solito. Sale lentamente, a passo leggero, le scale che portano al piano superiore.
Sente subito lo scrosciare della doccia.
Possibile? Nessuno doveva essere in casa, a quell’ora. Suo padre era al lavoro, sua madre glielo aveva detto che sarebbe stata via sino a sera.
Eppure, il rumore è quello prodotto dall’acqua che scende dalla maxi doccia. Qualcuno si è dimenticato di chiuderla?
Con l’incoscienza dei bambini, si avvicina ancora. E da più vicino sente altri rumori: le sembrano guaiti, colpi di tosse ripetuti, soffi, urla di qualcuno che sta male.
Allora si ferma. Un brivido di terrore. C’è qualcuno in casa. Il drago Filtz, forse è lui che si è introdotto nel bagno, ma lei non ha la spada della principessa per andare a sfidarlo.
Si accosta alla parete del corridoio. Avanza ancora.
Le urla imploranti ora sono risate, risate forti, sguaiate, da ubriaco. Le voci diverse.
Due voci.
Non è possibile.
Due draghi?
La porta del bagno è semiaperta.